Per molto tempo ho pensato che Ancona non facesse parte della civiltà mediterranea, quella assolata e odorosa dell’ arcipelago campano, o delle antiche province romane tra le coste africane e turche, crocevia di popoli e culti.
Ancona non ha mai fatto veramente parte nemmeno di quella occidentale, anglo americana, degli ultimi cinque secoli.
La sentivo invece prospetticamente tesa verso la Croazia con il suo parterre di culture medio orientali, persino filorusse.
Dalla finestra della casa di mia nonna, negli anni Sessanta, in via Pizzecolli, osservavo, tra lo stridore delle rondini e i tetti illuminati dal pallido sole primaverile, le sparute navi dirette verso l’allora Iugoslavia, con le sue coste bellissime ma fredde, da cui si ergeva il muro sovietico, e la Grecia, una sorta d’ India d’ Europa, densa di miti e isole, alcune persino prive di corrente,
Ancona insomma se ne stava un po’ per conto suo rispetto alle altre città italiane, defilata, con un’ energia sottotono, dalla quale molti di noi sognavano di andarsene e mai più tornare .
“ Ancona è una città strana “ mi sentivo dire dai marchigiani dell’ entroterra “ e’ fredda e chiusa come se non avesse un porto” insomma : diffidente, tiepida, invisa ai foresti.
Non sapevo rispondere, perché spesso mi trovavo d’ accordo.
Dopo la merenda lasciavo la casa dei nonni e prima di raggiungere mio padre al porto, dove aveva un’ attività , salivo sul colle Guasco fino alla Cattedrale per andare a vedere quello che chiamavo “ il morto” ; quello scheletro tutto abbardato di broccato con la mitra in testa, disteso con la bocca aperta dentro una bara semivetrata. Nessuno mi aveva detto del come e perché stesse lì’ e soprattutto chi fosse ma a forza di chiedere ricordo che qualcuno mi rispose nel suo slang conciso : “ E’ San Ceriago”.
San Ciriaco. Il patrono della città’. Il protettore di Ancona.
Detta così non è che mi si fossero aperte tante porte, solo ero felice che avesse un nome. Sentivo di essergli affezionata in qualche modo , vedevo in lui il mio caro nonno morto di recente , così similmente minuto e scheletrico nel suo corpo di ultranovantenne.
Altro pero’ non seppero dirmi. Avrei di sicuro ancora investigato ma venne il terremoto e la città subì , soprattutto il suo centro storico, una ferita profonda. Lacerante. I miei dissero che San Ceriago, nonostante tutto, ci aveva protetto, perché non c’ erano stati morti. Ma il centro era distrutto, come durante la guerra.
Di colpo vidi la dissoluzione dei rapporti parentali : i miei zii si trasferirono in campagna, i miei nonni cambiarono citta’ e così altri scomparvero dai radar, l’ attività di mio padre , tra mille difficoltà , fu’ spostata altrove. Il quartiere più bello e antico di Ancona per anni diventò una sorta di landa desolata.
Storie di eroismo silenzioso, potrei intitolare questo che sto scrivendo, perché nessuno parlo’ mai del senso di estraniamento che tanti subirono, un prima e un dopo che i più cercarono di superare come meglio potevano ma che di fatto sconvolse molte vite, inclusa la mia, ed è un miracolo che ancora, camminando oggi tra i vicoli ristrutturati del centro storico, il mood non sia cambiato, anzi, le ferite hanno semplicemente dato un valore aggiunto a questa città densa di storia.
Nel frattempo sono ritornata a vivere da queste parti e il mio interesse per San Ciriaco ha ripreso forza.
Non nascondo che la bellezza della Cattedrale costruita sulle macerie di un tempio greco mi ha abbia stimolata : gli dei non sceglievano dei luoghi a caso e il colle Guasco è posizionato energeticamente in modalità’ ON con il sole sul mare sia al vederlo sorgere all’ alba o che lo si saluti al tramonto. E il mare e’ il valore costante di un bene su cui per millenni Ancona si è misurata, mentre Venere Eubea, protettrice dei naviganti, può’ essere vista anche oggi come la forza divina ordinante delle nostre vite perennemente in viaggio. Tutto e’ già accaduto mentre tutto continuamente accade. Niente viene perduto, ogni cosa si trasforma. 
La figura di Ciriaco è molto problematica, le sue spoglie furono donate da Galla Placidia che voleva consolidare i suoi rapporti con Ravenna e l’Adriatico, probabilmente marcando sul fatto che Ciriaco non era nato cristiano ma ebreo e si chiamava Giuda. Questo poteva dire rafforzare i rapporti con la popolazione ebrea ovunque presente e determinante nei commerci ma anche rimarcare il fatto che gli ebrei potevano sempre diventare cristiani.
Piero della Francesca, il pittore illuminato che visse in Ancona intorno al 1450, due anni dopo ritrae Giuda Ciriaco nella Cappella Bacci ad Arezzo – nel ciclo di affreschi dedicato alle Storie della Vera Croce, a sua volta ispirato dalla Legenda Aurea di Jacopo da Varagine.
La Croce è la prospettiva, Piero come pittore ignora le ombre e non può essere altrimenti : tutto è numinoso in Sua presenza e anche il tempo è sospeso, non c’è narrazione drammatica ma un compiacimento nell’ esposizione del racconto dove un Giuda non ancora Ciriaco esce dal buio della botola nella quale è stato rinchiuso per volontà di Elena, la madre dell’ imperatore Costantino, in cerca del Golgota. 
Sarebbe interessante un gemellaggio con Arezzo in questo senso, gli affreschi di Piero potrebbero illuminarci sul messaggio esoterico della vicenda e quale ruolo abbia svolto Ancona nel passaggio da una civiltà pagana in piena crisi idolatrica ad una cristiana dai forti accenti carismatici.
Anche la storia di Elena e la sua commovente storia di ottantenne che va alla ricerca della Vera Croce offre la dimensione della fede che supera qualsiasi ostacolo, in un Impero romano in difesa e richiuso su stesso si contrappone la Croce, simbolo di morte ma anche di rinascita e congiunzione tra piano verticale ascetico e piano orizzontale materico.
In Hoc signo vinces, sogna l’imperatore Costantino,figlio di Elena, sempre negli affreschi di Arezzo, in una luce che Raffaello tenterà di ripetere nelle sue tele. “ Con questo segno vincerai”
E sconfiggerà Massenzio per liberare i Cristiani, anche, dalle infinite persecuzioni subite nel corso dei secoli. Il simbolo di Ancona sarà in seguito una Croce dorata su sfondo rosso porpora, il colore degli imperatori bizantini.
Ultima curiosità: Un frammento della Vera Croce lignea e’ esposto nella cripta del Duomo di San Ciriaco , mentre un reperto decisamente più grande si trova a Roma , in Santa Croce in Gerusalemme, i cui giardini sono stati progettati dall’ architetto Paolo Pejrone, il quale ha progettato, tra l’ altro, i ‘ Giardini del Fai” a Recanati.
Ancona, Arezzo, Roma. Tappe fondamentali per comprendere l’avvento del Cristianesimo e in seguito il tentativo di recuperare la sua rovinosa caduta mille anni dopo a Costantinopoli con l’arrivo del Papa Pio II che morirà invece proprio in Cattedrale e con lui qualsiasi tentativo di recuperare l’altra Roma.
