A volte penso che non sia necessario andare al Louvre o agli Uffizi per ammirare l’Arte.
E comunque non si entra mai in un museo per vedere cento capolavori tutti in una volta , meglio andarci per osservare un opera, al massimo due, quelle che ritenete più interessanti insomma e salutare velocemente tutte le altre perché sono comunque delle opere che vanno onorate. Nelle Marche, ad esempio, nel Palazzo Ducale di Urbino , c’è un capolavoro che forse molte gallerie nazionali e internazionali vorrebbero possedere. Fortunatamente è ancora qui, forse per la stoltezza di qualche solerte mercante d’arte che nell’Ottocento girava freneticamente l’Italia per conto di committenti internazionali , sia pubblici che privati, facendo incetta di opere.
– Un incomprensibile esperimento .- lo definirono gli agenti della Tate Gallery , e La Flagellazione di Piero della Francesca rimase per sempre ad Urbino, mentre tanti altri dipinti sfortunatamente finirono persino oltreoceano.
Oggi questo “esperimento” si è scoperto essere un puzzle degno di un thriller alla Dan Brown. La sua storia ha davvero tutti i crismi per farne una serie su Netflix e sarebbe autentica, tutta meravigliosamente italiana.
Commissionata non si sa da chi, e dovete sapere che Piero era un artista molto quotato, quindi il suo cliente doveva essere certamente ricco, questa piccola tavola di pioppo rimane una delle opere più enigmatiche ed
esoteriche dell’intero Rinascimento.
Al suo cospetto si intrecciano spie, omicidi, Papi e Imperatori d’Oriente e d’Occidente, formule magiche, divine proporzioni, sezioni auree e quadrature del cerchio. Un particolare ad esempio: l’unità di misura della tavola è posta sopra la testa del personaggio con la barba a punta l’uomo più in vista nell’ambiente diplomatico del Rinascimento: il cardinal Bessarione, perennemente vestito di nero, in lutto per il suo secolo. La striscia nera di marmo sul cornicione del tempio, moltiplicata dieci volte per sette fornisce l’esatta misura della tavola: cm. 58,4 x 81,5 . Piero era un matematico, credeva nella divina proporzione, nella magia del numero. L’autore de “ La Prospectiva Pingendi” usò la prospettiva come una composizione architettonica per sviluppare geometricamente lo spazio in modo da sembrare di esserci dentro.Dentro come? Come una visione. Perspectiva in latino significa : vedere attraverso. Una profezia, dunque, o trasmettere una visione che doveva essere chiara soltanto agli iniziati e che riprende da certi suoi amici “platonici” come Nicola Cusano e Leon Battista Alberti non ultimo il suo amico e conterraneo, il matematico francescano Luca Pacioli. Non si scherzava a quei tempi : il Grande Oriente non era altro che la trasposizione di informazioni e di testi greci che venivano portati in Italia dai profughi greci, fra i quali il cardinal Bessarione, che favorì una nuova conoscenza invisa a parte della Chiesa ma che certi Papi, come Pio II detto l’umanista – che morì ad Ancona tra l’altro – favorivano apertamente.
La Flagellazione tocca un evento che nel primo Rinascimento sconvolse sia l’ Oriente che l’Occidente, una sorta di undici settembre di quei tempi, quando Costantinopoli , dopo undici secoli di dominazione iniziata con l’imperatore Costantino, colui che avallò il Cristianesimo e lo fece diventare religione di Stato, cadde per mano del sultano Mehmet II nel maggio del 1453.
Ecco il Cristo flagellato sulla colonna di sinistra e quel Pilato inerme, con il cappello e i calzari da imperatore, e l’uomo col turbante che assiste alla scena. Nell’altro proscenio tre uomini che sembrano vivere altrove e che confabulano probabilmente sull’accaduto.
Bisogna certamente conoscere i risvolti storici e politici di ciò che comportò la fine di un Impero e di una città , considerata la seconda Roma e che l’Occidente, per mano del Papa, si affrettò a sostituire con una terza che tuttora resiste ed impera.
La nipote dell’ultimo imperatore riuscì a salvarsi, quella Zoe Paleologo che approdò in Ancona – Zoe in greco significa vita, non a caso – accolta da Bessarione soggiornò per un periodo in città per poi dirigersi a Roma, dove il Papa cercò di combinare un matrimonio che potesse suggellare una ritrovata e rinnovata cristianità in un luogo più sicuro: la Russia di Ivan III. Fù Zoe ad introdurre al Cremlino la magnificenza e la pomposa etichetta delle cerimonie bizantine promuovendo quell’idea dell’Impero che troviamo ancora oggi. Se la Russia e la Turchia sono da sempre in buoni rapporti è perché, in qualche modo, la meravigliosa città del Corno d’Oro , Costantinopoli prima poi Bisanzio e infine Istanbul, le ha passato il testimone.
Per chi voglia approfondire la storia: “ L’enigma di Piero” di Silvia Ronchey, per chi volesse conoscere quanto l’Adriatico , a quei tempi, fosse il mare più importante del Mediterraneo e città come Venezia, Rimini, Ancona fossero incredibilmente collegate con l’affascinante Oriente.
2 commenti
Articolo molto interessante. Solitamente si guarda e si ammira il quadro nel suo insieme: autore, colori, scena rappresentata ma mai si viene a conoscenza dei “retroscena” qui raccontati. Complimenti Lorenza!
Grazie Ginevra!